Nanoadditivi, ci possiamo fidare?

2717

Qual è dunque la situazione degli additivi?

Al momento è stato autorizzato dall’EFSA, l’autorità europea che si occupa di valutare la sicurezza alimentare, solo un additivo, il nitruro di titanio, per l’impiego nel packaging alimentare, ma non come ingrediente di alimenti. Esso conferisce maggiore rigidità e resistenza agli involucri di PET senza tuttavia migrare nel liquido in essi contenuto.

Gli alimenti sulle nostre tavole contengono o non contengono nanoingredienti?

Per questo non abbiamo informazioni certe, poiché non esiste al momento un inventario ufficiale dei nanomateriali autorizzati a livello europeo. Solo recentemente il REACH ha stabilito un gruppo di lavoro specifico; l’EFSA ha prodotto una guida per la valutazione del rischio per i prodotti derivanti da nanoscienze e nanotecnologie destinati all’alimentazione umana ed animale e nel 2011 è nato il “nanonetwork”, ovvero una rete di esperti di nanotecnologie che insieme ai rappresentanti dei paesi membri si propongono di identificare e valutare gli aspetti più importanti per la sicurezza dei nanomateriali negli alimenti.

Quali sono gli obiettivi di questo gruppo di lavoro dell’EFSA?

Tra i primi obiettivi vi è il coordinamento delle attività nazionali sul rischio di nanomateriali negli alimenti e la compilazione di un inventario dei nanomateriali – attualmente in commercio – presenti negli alimenti umani o destinati agli animali. Un obiettivo non semplice da raggiungere, proprio per la mancanza di una normativa che obblighi i produttori a dichiararli. D’altra parte un normativa che preveda materiali, utilizzi e alimenti ammessi richiede anche la capacità, da parte dei laboratori del controllo ufficiale, di identificare i nanomateriali negli alimenti; per questo motivo tra i paesi membri, compresa l’Italia, si sta formando una rete di laboratori specializzati. La standardizzazione delle metodiche e la comparabilità dei risultati dei diversi laboratori costituiscono la premessa per individuare laboratori ufficiali nei singoli Paesi e successivamente dar luogo al mutuo riconoscimento dei controlli effettuati in ogni parte d’Europa, consentendo la circolazione dei prodotti ammessi e impedendo quella dei prodotti non conformi.

Che cos’è il progetto Nanogenotox?

E’ un grande progetto europeo, nel quale è coinvolto anche l’Istituto Superiore di Sanità, che si propone di accertare la tossicocinetica e la genotossicità di alcuni materiali di largo uso. In particolare il nostro reparto di Tossicologia alimentare e Veterinaria studia la tossicocinetica e la biodistribuzione a livello tissutale di nanoparticelle di biossido di silicio. Siamo anche impegnati in numerosi altri studi di nanotossicologia, ad esempio con il biossido di titanio. A tal proposito abbiamo condotto uno studio pilota sul TiO2 in nanoforma somministrato per via orale a ratti. I risultati dimostrano per la prima volta come anche una breve esposizione a questo nanomateriale a dosaggi non elevati sia in grado di produrre alterazioni sul sistema riproduttivo ed endocrino di animali adulti in assenza di tossicità generale ed evidente deposizione di questa sostanza nei tessuti. Le femmine sono le più colpite per quanto riguarda il sistema riproduttivo-endocrino e immunitario, con effetti a carico ad esempio  della granulosa dell’ovaio (gonadi), della milza e della tiroide.