Scarti = energia

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Con la crescita dei costi energetici, le soluzioni che permettono alle aziende di ridurre i consumi delle linee di produzione diventano sempre più interessanti, anche perché non sempre richiedono investimenti ingenti ma offrono spesso risultati significativi.

Sincronizzando il preriscaldamento del forno e il movimento dell’impasto, ad esempio, lo stabilimento messicano di Modelez International ha risparmiato quattro ore di utilizzo del gas, equivalente a una riduzione di 813 tonnellate di CO2 all’anno e un risparmio totale di 100.000 dollari. Dove non è possibile consumare meno, si può consumare meglio. Un contributo importante in questo senso può arrivare dal recupero di energia all’interno del proprio ciclo produttivo. Nel settore alimentare una delle maggiori fonti potenziali di combustibile è rappresentata dai sottoprodotti della lavorazione.

Un grande produttore australiano di cereali ha installato un sistema in grado di recuperare dalle bucce d’avena (scarto della produzione dei cereali) quantità di energia sufficienti non solo a soddisfare interamente il fabbisogno energetico dell’impianto ma anche a produrre calore e immettere energia in eccesso nella rete elettrica. La conversione è resa possibile dal processo di digestione anaerobica, grazie al quale diversi gruppi di batteri che interagiscono tra loro in assenza di ossigeno trasformano gli scarti in CO2 e gas metano.

Quest’ultimo, che rappresenta circa i due terzi del prodotto finale, può essere utilizzato per produrre elettricità e calore, oltre a poter alimentare attrezzature e veicoli. Quando l’impianto di conversione messicano sarà completamente operativo, il metano alimenterà una unità di generazione combinata di calore ed energia da 1,5 MW. Anche Unilever utilizza questa soluzione nelle fabbriche che producono la crema Marmite venduta nel Regno Unito. Secondo la multinazionale britannica, metà dell’energia necessaria per far funzionare gli impianti deriva dalla conversione dei propri scarti in biogas. Da notare che, a sua volta, la crema viene prodotta utilizzando lievito scartato dalle fabbriche di birra.