Tecnologia RFID nel settore alimentare e modelli alternativi di forme di etichettatura

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Modelli alternativi di sistemi di produzione e possibili forme di etichettatura
All’interno di ciascuna filiera agroalimentare coesistono differenti tipologie di sistemi di produzione-distribuzione-consumo (PDC), ciascuna caratterizzata da specifiche forme organizzative e diversi gradi di complessità, a cui sono associati diversi impatti ambientali in termini di emissioni di gas a effetto serra. Da ciò sorge la possibilità di segnalare al consumatore, nel quadro delle politiche di responsabilizzazione sulla lotta al cambiamento climatico, i vari livelli di impatto attraverso adeguate forme di etichettatura. Perché l’etichettatura abbia un significato ecologico è necessario che essa si riferisca a un fenomeno misurato in modo oggettivo, sia associabile a una o più attività del sistema PDC e presenti una differenza significativa rispetto a una situazione di riferimento o tra sistemi PDC alternativi. Altri requisiti riguardano aspetti di implementazione, quali la fattibilità tecnico-operativa, la garanzia circa la veridicità del contenuto dell’etichetta, la reale capacità di lettura da parte del consumatore e la sua effettiva disponibilità a pagare. In uno studio recente, condotto in Toscana su due prodotti freschi (pomodoro da mensa e latte fresco) sono state misurate le emissioni corrispondenti ai diversi sistemi PDC, con riferimento al loro ciclo di vita, e ne ha individuato le fasi maggiormente impattanti [Belletti & Neri, 2012]. Scopo del lavoro è stato quello di trarre alcune prime indicazioni sull’applicabilità di forme di etichettatura ambientale gestibili a livello regionale. Contrariamente a quanto atteso, un primo dato che emerge con chiarezza è la scarsa significatività, rispetto alla emissione di gas a effetto serra, della distanza percorsa dai prodotti tra luogo di produzione agricola e luogo di vendita al dettaglio. La comparazione tra livello e composizione di tali emissioni nel caso dei due prodotti analizzati, latte e pomodoro, rende evidente come sia difficoltoso adottare un sistema di rilevazione ed etichettatura uniforme per tutti i prodotti. La messa a punto e la gestione di modelli specifici per le varie tipologie di prodotto potrebbe, però, risultare molto costosa. L’effettiva leggibilità da parte del consumatore di quanto riportato in etichetta rappresenta un ulteriore problema: l’indicazione di un valore di emissione per unità di prodotto può risultare difficile da comprendere per il consumatore, specialmente se non riferita a un termine di comparazione. In sintesi, lo studio permette di concludere che il disegno di un’opzione di etichettatura deve tenere conto della combinazione di differenti fattori tra loro interconnessi, tra cui, in particolare, l’oggetto della segnalazione, il soggetto che ne è responsabile, il tipo di etichetta, il metodo di misurazione da utilizzare, la modalità di garanzia e la eventuale obbligatorietà dell’utilizzo.

Riferimenti bibliografici
C. Costa et al., Food and Bioprocess Technology, 6, 2013, 353-366
G. Belletti & T. Neri, Agriregionieuropa, Settembre 2012