Progetto Stayfresh, metodologie integrate e innovative per il trattamento dei vegetali di IV gamma

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Packaging machine food industry

Anche i costi di queste soluzioni sono sostenibili da piccole e medie imprese?
Sì, è stata effettuata anche una valutazione della sostenibilità economica delle innovazioni proposte ed è risultato che esse non incidono in modo rilevante sui costi di produzione. Questo è possibile perché si tratta di soluzioni di facile reperibilità e di basso costo sia di acquisto che di gestione. Si pensi, ad esempio, ai batteri lattici o agli oli essenziali, ma anche all’utilizzo delle comuni lampade UV, facilmente reperibili in commercio e non particolarmente costose. Tutte queste sono soluzioni tecnologiche applicabili, anche se magari non ancora rivolte in modo specifico alla quarta gamma”. I risultati pubblicati mostrano anche che i costi scendono all’aumentare del livello produttivo e diventano equivalenti a quelli delle metodologie attualmente in uso solo se la produzione supera una certa soglia (oltre i 3 milioni di buste all’anno per piccole linee produttive, oltre i 7 milioni per quelle grandi). Attraverso un’indagine di mercato, è stata anche verificata la possibilità di comunicare al consumatore le soluzioni tecnologiche adottate in fase di produzione. Per valutare la percezione che i consumatori potrebbero avere di queste innovazioni e stimare le potenziali quote di mercato, è stata realizzata un’intervista su un campione di quasi 600 persone attraverso un questionario. Gli intervistati erano chiamati ad esprimere una valutazione su diverse caratteristiche di un potenziale prodotto di quarta gamma (mela o macedonia). Gli attributi presi in considerazione sono stati: presenza di una ecolabel con o senza esplicita descrizione delle innovazioni applicate (stabilizzazione con luce o con oli essenziali), durata della shelf life (3 o 6gg) e prezzo. “L’indagine ha evidenziato una chiara segmentazione del mercato” spiega la Nicoli “che potrebbe consentire l’applicazione di strategie specifiche di marketing. Sono stati individuati due cluster definiti: un gruppo più tradizionalista, non interessato all’estensione della shelf life e non favorevolmente colpito dalla presenza di una ecolabel o dall’indicazione delle metodologie applicate (l’unica discriminante per questa categoria sembra essere il prezzo); e un cluster di innovatori, cui il nuovo prodotto potrebbe rivolgersi, che mostra invece un significativo apprezzamento sia per la presenza dell’ecolabel che per l’estensione della shelf-life attraverso l’applicazione di metodologie innovative e sostenibili.

Sono già previsti ulteriori sviluppi di questo progetto?
Naturalmente abbiamo in programma di continuare questi studi ma molto dipenderà dalle possibilità di attrarre nuovi finanziamenti. Noi stiamo già continuando le nostre ricerche dedicate allo sviluppo di altre tecnologie che potrebbero essere impiegate per l’allungamento della shelf life degli alimenti. Stiamo, ad esempio, operando sull’anidride carbonica in fase densa con un piccolo impianto costruito da noi che è utilizzabile anche su prodotti solidi. Si tratta di una soluzione particolarmente interessante anche per la sua semplicità dal punto di vista impiantistico.