Ci sono alimenti, come le salsicce o le mele a fette, in cui le reazioni con l’ossigeno portano a grandi variazioni di colore e/o ad irrancidimento e quindi al rifiuto da parte dei consumatori. Quindi i materiali da imballaggio devono proteggere gli alimenti dai cambiamenti ossidativi, riducendo il più possibile il contenuto di ossigeno. Questo può essere ottenuto con diverse strategie, tra cui:
* gli imballaggi in atmosfera modificata (Modified Atmosphere Packaging-MAP). Va detto però che – anche nei sistemi più ottimizzati – è sempre presente una piccola concentrazione di ossigeno residuo, compresa tra lo 0,5 e il 2%;
* gli imballaggi contenenti sistemi di intrappolamento di ossigeno, “scavenger”. Esistono già sul mercato materiali a base di ferro, usati per lo più per i cibi pronti, oppure a base di solfito di sodio, usati per le bevande. Purtroppo però questi sistemi hanno lo svantaggio di funzionare molto lentamente a basse temperature (5°C) e quindi non sono idonei per il confezionamento degli alimenti al freddo;
* la miscelazione delle plastiche con componenti che ne aumentano le proprietà barriera, previa modifica strutturale delle plastiche e/o delle componenti aggiuntive. Questo è un nuovo approccio molto promettente, non difficile da realizzare dal punto di vista tecnologico. Di seguito ne verranno descritti alcuni esempi, che mostrano la preparazione di nuovi compositi con buone proprietà barriera all’ossigeno a base di polimeri organici e:
i) silice, a dare il composito silice/DCPD/MA;
ii) silice modificata, a dare il composito ammino-silano/PP;
iii) chitosano modificato, a dare il composito chitosano modificato/PLA.