Produrre proteine catturando CO2

791

Al centro delle sperimentazioni di diversi centri di ricerca vi è una tecnologia che promette di risolvere in un colpo solo due delle principali sfide che incombono sul futuro del pianeta: la crisi in termini di sicurezza alimentare e l’eccesso di gas serra concentrati in atmosfera.

Sebbene con diverse declinazioni, i ricercatori stanno provando a sviluppare una soluzione che permette di sintetizzare biomassa commestibile combinando idrogeno e anidride carbonica. I requisiti principali dei progetti sono due. Per prima cosa la CO2 deve provenire dall’ambiente in modo da ridurre la concentrazione in atmosfera e contribuire a limitare il riscaldamento climatico dovuto all’effetto serra.

In secondo luogo, la produzione dell’idrogeno deve impiegare solo fonti rinnovabili. L’H2, infatti, viene prodotto attraverso il processo di elettrolisi che utilizza l’elettricità per scindere le molecole d’acqua in ossigeno e, appunto, idrogeno. Ma l’energia elettrica necessaria alla reazione deve essere prodotta esclusivamente attraverso fonti rinnovabili, come impianti fotovoltaici ed eolici, evitando l’uso dei combustibili fossili.

Si tratta di un aspetto fondamentale nel contesto della lotta ai cambiamenti climatici. Secondo il FAIRR, infatti, la “carne coltivata” in laboratorio con i bioreattori richiede oltre il triplo dell’energia necessaria per gli allevamenti. Alcuni ricercatori della Lut University di Lappeenranta, in Finlandia, però, sottolineano che la produzione di proteine basata su reattori offre altri vantaggi per l’ambiente: “non dipende dall’utilizzo di substrati organici, come amido o cellulosa, non richiede l’utilizzo di pesticidi tossici per controllare parassiti ed erbe infestanti, non rilascia fosforo e richiede una quantità limitata di acqua”.

Inoltre, non impatta sulla biodiversità come invece fanno le monoculture agricole. Questa soluzione, tra l’altro, non si limita alla produzione di proteine. I ricercatori del RISE (Research Institutes of Sweden) hanno prodotto con lo stesso sistema un olio da cucina (di test) e un grasso simile al burro. Secondo le previsioni, entro tre anni potrebbe essere realizzato un impianto pilota funzionante e in un arco temporale di 5-8 anni i prodotti potrebbero arrivare sul mercato.