Un’evoluzione nel concetto dell’alimentazione

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Chi saranno i vostri primi clienti?

Alcuni esempi di prodotto del progetto Gro – Key

Ci rivolgeremo innanzitutto al settore HoReCa. Per conoscerlo da vicino e comprenderne le reali esigenze, all’inizio di quest’anno ho frequentato il corso SAB (Somministrazione alimenti e bevande) presso il Capac a Milano, dove ho avuto ottimi docenti ed ho imparato tantissimo. Passare centotrenta ore in un aula, con tanti giovani e meno giovani neo-imprenditori del settore alimentare è stata una esperienza molto gratificante ed ha rafforzato alcune mie convinzioni.

Quali?
Prima di tutto, oggi gli alimenti sono molto più sicuri di quanto fossero un tempo; in secondo luogo tanti consumatori amano sperimentare il nuovo, ma tanti altri si fidano solo della standardizzazione e della riproducibilità dei piatti e dei sapori, vogliono qualità e caratteristiche organolettiche costanti, la definirei una sorta di assuefazione che dipende di volta in volta dalle abitudini, da fattori geografici ed etnici; in terzo luogo un sapore non è facilmente memorizzabile ed è difficile riprodurlo se non in forma indiretta ricorrendo ad una ricetta strutturata e ripetibile da chiunque con risultati simili. Non ho mai amato i “laudatores temporis acti”, ossia chi loda e rimpiange il passato. Le ricette della nonna, che molti ricordano con nostalgia, devono essere conservate a vantaggio dei tradizionalisti, ma possono anche diventare la base per chi ama cercare sapori ed accostamenti sempre nuovi. Gro – Key offre entrambe queste possibilità e condensa in una nuova forma gastronomica eventi del passato ed aspetti futuribili per arrivare al “gourmet alla portata di tutti”.

Due sogni nel cassetto

Il suo sogno nel cassetto?
Vendere i risotti e altri prodotti preparati con Gro – Key non solo in Italia, ma anche a New York, sulla quinta strada. Le premesse ci sono tutte, prevedo di poter partire con la produzione su larga scala entro i prossimi due anni e vorrei fare un lancio durante EXPO 2015. Non escludo poi di estendere il mio progetto anche ad una produzione industriale rivolta direttamente al consumatore.

Ha quindi abbandonato del tutto il mondo del packaging?
Non potrei mai; sto lavorando ad alcuni perfezionamenti per le confezioni di caffè ed in ambito Giflex ho proposto la creazione di un marchio Ecologico per identificare una serie di interessanti contenuti volti alla riduzione dell’impatto ambientale e sociale oltre che per l’imballaggio flessibile anche per l’industria che lo produce, lo trasforma e lo utilizza. Penso per esempio ad un più estensivo utilizzo di film con saldante a freddo per ridurre le temperature di saldatura e di conseguenza i consumi energetici. Penso anche ad un drastico ripensamento del parco macchine in dotazione ai coverter; il mercato che oggi esige piccole tirature, mette in difficoltà le aziende strutturate in modo tradizionale. E’ arrivato il momento di innovare, non tanto indirizzandosi verso le nuove tecnologie di stampa come la stampa digitale, ma utilizzando per le tecniche tradizionali (rotocalco e flexo) macchine più piccole e modulari, con sistemi di essiccamento e di girocarta ridotti, linee meno veloci ma più performanti quanto a saturazione impianti e risparmio energetico, risparmio di inchiostri e riduzione degli scarti. Il marchio ecologico potrebbe comprendere questi e molti altri accorgimenti indirizzati alla sostenibilità che se ben spiegati porterebbero i buyer degli utilizzatori ed i consumatori alla convinzione di avere comprato bene. Il packaging deve essere adattato allo scopo, affidabile ed il più possibile ripetibile proprio come i piatti preparati con Gro – Key. Un ultima considerazione “sognare è bello ma trasformare i sogni in realtà è ancor meglio”.

Maria Zemira Nociti