Composti stilbenici: valutazione della loro efficacia come antimicrobici

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Lo scopo del presente lavoro è stato quello di verificare il potere inibente, in vitro, di composti stilbenici nei confronti di microrganismi, muffe e lieviti isolati dall’ambiente e da alimenti di origine animale.

Perciò, 8 ceppi batterici (S. tiphimurium, L. innocua, S. aureus, E. coli, P. mirabilis, P. aeruginosa, E. fecalis ed S. marcenscens), 16 ceppi fungini (P. roqueforti, P. italicum, P. expansum, A. terreus, A. niger, A. flavus (A), A. flavus (B), A. ochraceus, B. cinerea, F. graminearum, F. verticilloides, B. nivea, M. circinelloides, R. nigricans, G. candidum ed A. alternata) e 3 ceppi di lieviti (M. pachydermatis, C. parapsilosis e C. albicans) sono stati messi a contatto con 8 composti stilbenici (delta-viniferina, eta-viniferina, Lux 27, Lux 18, picetannolo, pallidolo, pterostilbene e resveratrolo).

Come controllo sono stati utilizzati gentamicina, per il test sui batteri, ciclopirox olamina e tebuconazolo, per il test sui miceti. La biocompetizione di ciascun composto, su ogni singolo microrganismo, è stata testata su terreno PCA (Plate Count Agar) e su terreno Sabouraud. Per quanto riguarda i ceppi batterici, l’efficacia dei composti naturali è risultata diversa a seconda del batterio, se Gram+ o Gram-, quindi a seconda della composizione e della struttura della parete batterica. In particolare, eta-viniferina, pterostilbene e resveratrolo presentano effetti antimicrobici significativi, al contrario di delta-viniferina, epta-viniferina, Lux 27, pallidolo e picetannolo.

Per quanto riguarda i miceti, si sono rivelati inefficaci resveratrolo e pterostilbene, contrariamente a picetannolo che, invece, è stato in grado di inibire lo sviluppo di alcuni ceppi. Sebbene non tutti gli stilbeni testati si siano rivelati utili nel contrastare lo sviluppo batterico e/o fungino, in seguito ad ulteriori approfondimenti legati alla valutazione dell’azione biocida e/o biostatica ed alla formula di struttura di questi composti (la presenza o meno di gruppi sostituenti sullo scheletro della molecola potrebbe farne variare l’attività biologica), si auspica un loro impiego nella filiera alimentare, considerando che le sostanze di origine naturale sono meno dannose per la salute dell’animale e dell’uomo.

Riferimenti bibliografici, Rovelli et al., Italian Journal of Food Safety, 8, 2019, 22