La gestione sostenibile delle acque reflue letta in chiave di energy management

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Quello dell’energy management è un concetto che stiamo imparando a conoscere in epoca di cambiamenti ambientali, sociali ed economici.

La necessità di indirizzare a criteri di sostenibilità la gestione dell’energia, spinge le aziende, anche del settore agroalimentare, che fronteggiano alti consumi energetici, a dotarsi di un approccio sistemico in termini di risparmio ed efficientamento. In questo contesto, anche la crisi idrica, uno dei principali attori in veloce evoluzione, gioca un ruolo fondamentale, poiché la disponibilità di acqua dolce per usi umani e industriali è sempre più limitata.

In realtà, per chi si occupa del trattamento della acque – siano esse primarie, reflue o tecnologiche – come STA srl di Mantova, pianificare il consumo di energia, al fine di contenerlo, è un claim che conduce ad un corretto processo di depurazione delle acque, ma anche alla gestione dei rifiuti derivanti dal trattamento.

Ma partiamo dall’inizio. In che modo STA può, attraverso la propria attività, influenzare l’utilizzo e le quantità di energia spese nelle industrie? E perché tutto questo è ascrivibile ai criteri di sostenibilità?

La presenza di acqua nelle aziende può essere legata a tre eventualità e spesso abbiamo la compresenza di tutte le casistiche: approvvigionamento di acqua da pozzo o da rete; sanificazione dell’acqua utilizzata durante il processo produttivo; depurazione delle acque reflue inviate allo scarico.

Per un’azienda gestire questi passaggi è davvero oneroso, in termini economici diretti (la spesa effettiva per il consumo) e per il dispendio di personale interno preposto all’amministrazione di queste fasi.

STA affianca i suoi clienti fornendo impianti su misura, studiati e realizzati per rispondere ad esigenze puntuali: i processi produttivi, le caratteristiche dell’acqua da trattare e attesa a fine trattamento, gli spazi disponibili e l’impatto ambientale ed estetico.

Si consideri che il corretto dimensionamento dell’impianto è l’elemento fondamentale per poter monitorare i consumi di energia. Un controllo ponderato della richiesta iniziale di acqua, di per sé, consente un abbattimento del 10-15% dell’impiego.

Inoltre, gli impianti forniti da STA sono automatizzati attraverso un sistema di telecontrollo che garantisce, non solo l’estrazione e l’archiviazione regolare di dati, ma soprattutto il monitoraggio in tempo reale dell’andamento dell’impianto con la possibilità di intervenire da remoto, escludendo la necessità di allestire un centro di controllo in loco, per correggere eventuali malfunzionamenti e ripristinare l’esatto processo depurativo.

L’attività di coordinamento tra il tecnico in campo e la raccolta dei dati ad opera del capo commessa in ufficio, diventa strategica per ottimizzare gli interventi sul territorio, programmare le manutenzioni e prevenire una buona parte dei guasti. Inoltre, un impianto progettato adeguatamente e correttamente funzionante, non ammette spazio per gli sprechi; consuma esclusivamente quanto necessita al processo.

Abbiamo parlato, in apertura, di “rifiuti”. È, infatti, corretto riferirsi alle acque reflue come scarti di scarico da trattare e smaltire. Si tratta di acque derivanti dall’attività produttiva delle aziende, utilizzate per finalizzare la fabbricazione di un prodotto, il cui carico inquinante è tale da superare la capacità autodepurativa dei corsi d’acqua, così come i limiti imposti dalla normativa e deve, pertanto, essere sottoposta ad un trattamento di sanificazione adeguato.

In ottica di energy management, anche la gestione dei rifiuti assume carattere prioritario e le aziende che utilizzano acqua all’interno dei loro processi produttivi sono sempre più orientate ad affidarsi all’azione di partner qualificati, come STA, in grado di aiutarle nella gestione di questo aspetto co sì delicato, con un unico obiettivo: ridurre la produzione di scarti. Da un lato, per la necessità di adempiere alle normative; dall’altro, perché la componente economica legata agli smaltimenti dei rifiuti ha, ormai, un impatto importante sui costi generali delle aziende.

Sembrano essere questi, dunque, gli ingredienti principali nella gestione virtuosa dell’energia nei processi industriali: avere un impianto progettato e funzionante correttamente e una ridotta produzione di rifiuti.

Ebbene, se ci fermassimo qui tralasceremmo l’arma più potente tanto per STA quanto per le aziende. Quella che sembra essere la vera innovazione nel settore del trattamento acque e ci consente di parlare di economia circolare in ottica di sostenibilità: il recupero. Riutilizzare quota parte o tutta l’acqua di scarico può essere una risposta fattiva alle problematiche ambientali da cui deriva anche la crisi idrica.

Rispetto a pochi anni fa il costo dell’acqua è aumentato di 3-4 volte, pertanto i vantaggi non sono solo di tipo ambientale, ma anche economico. Grazie al riutilizzo è possibile offrire un canale di approvvigionamento alternativo e si riescono ad abbattere i costi del canone fognario.

Per poter riutilizzare l’acqua trattata è necessario individuare trattamenti di ultrafiltrazione specifici. In particolare, in presenza di impianti di depurazione biologici, con stadio a membrane MBR, inserire un comparto di osmosi inversa permette di ottenere un refluo altamente puro dal punto di vista organolettico, di sostanza secca e, soprattutto, rispetto ai valori di conducibilità, che si aggira – valore medio- intorno ai 30 µS.

Il risultato di questo processo è una quota di acqua trattata pura che può arrivare oltre il 70%, che può essere ricondotta nei processi produttivi per il riutilizzo. Mentre la parte di scarto rimanente può essere smaltita alla stregua delle acque reflue. Anche questa sezione di trattamento, che diventa parte integrante dell’impianto di depurazione, è soggetta agli automatismi e gestita con telecontrollo da remoto.

Per maggiori informazioni visita il sito www.stacque.com

 

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