Pellicole biodegradabili provenienti dai rifiuti agroalimentari: analisi costi-benefici

230

L’utilizzo dei rifiuti agroindustriali come materia prima per la produzione di bioplastiche presenta molti vantaggi, tra cui la riduzione della percentuale di imballaggi alimentari smaltiti in discarica, con conseguente minor dispersione di plastica nell’ambiente.

Inoltre, i processi di fine vita di questi rifiuti, come il compostaggio industriale o la digestione anaerobica, possono ridurre le emissioni di gas serra e consentire di riciclare efficacemente il carbonio organico. La domanda di bioplastica è in costante crescita: la produzione globale annua di bioplastica è stimata in 2,11 milioni di tonnellate, di cui il 26,3% è utilizzato per applicazioni di imballaggio flessibile e il 21% per imballaggi rigidi.

Più del 24% delle bioplastiche sono attualmente prodotte in Europa. Però la loro attuale quota di mercato è <1%, principalmente perché gli investimenti nelle applicazioni delle bioplastiche soffrono di costi di produzione troppo elevati rispetto a quelli dei polimeri convenzionali a base fossile. Questa situazione è dovuta alla complessità chimica delle materie prime di origine biologica, alle condizioni di fermentazione o estrazione e al processo di separazione a valle per il recupero del prodotto finale.

In realtà non tutte le bioplastiche hanno costi di produzione elevati: ad esempio l’acido polilattico (PLA) è attualmente di gran lunga il polimero biodegradabile più sviluppato a livello commerciale, grazie al suo costo di produzione relativamente basso. Tuttavia, l’uso del PLA negli imballaggi alimentari è limitato a causa delle sue caratteristiche non ottimali, come la rigidità, la fragilità e le scarse proprietà termo-meccaniche. Per superare questi limiti intrinseci del PLA, ci sono molte attività di ricerca che si concentrano sullo sviluppo di pellicole bioplastiche che combinano il PLA con altri biopolimeri, come ad esempio il poliidrossibutirrato (PHB).

In questo contesto, recenti studi di G. Tassinari et al. svolti presso l’Università di Wageningen (Paesi Bassi) e presso l’Università Cattolica di Piacenza (Italia) (Science of the Total Environment 856, 2023, 159101) hanno analizzato gli aspetti economici legati alla produzione di nuove pellicole da imballaggio a base di una miscela acido polilattico-poliidrossibutirrato (PLA-PHB) plastificata con acido lattico oligomerico (OLA). Questa attività è stata finanziata dall’Unione Europea e dal Consorzio Bio-based Industries.

Puoi leggere l’articolo completo che uscirà sul prossimo numero di Macchine Alimentari di gennaio-febbraio. Clicca qui per abbonarti alla rivista.